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Infografica e visualizzazione delle informazioni

Report sul libro di Alberto Cairo, L'arte funzionale. Infografica e visualizzazione delle informazioni, Pearson, Milano, Torino, 2013

Il 25 luglio scorso SlideShare ha lanciato un nuovo servizio dedicato alla pubblicazione di infografiche, a riprova della crescente popolarità di cui gode questo tipo di visualizzazione delle informazioni. Ma che sono le infografiche, a che cosa servono e come si realizzano? Perché e come utilizzarle nell’ambito della comunicazione e della documentazione tecnica? A questa e ad altre domande risponde il nuovo libro di Alberto Cairo.

Cairo chiarisce anzitutto differenze e complementarietà tra infografica e visualizzazione:

  • L’infografica assume il punto di vista dell’autore che presenta i dati
  • La visualizzazione assume invece il punto di vista dell’utente, che esplora le informazioni presentate dall’autore secondo un percorso di progressivo approfondimento.

Infografiche e visualizzazioni hanno l’obiettivo di far vedere all’utente qualche cosa che sarebbe stato difficile o impossibile evidenziare altrimenti (per esempio attraverso la semplice presentazione dei dati grezzi o la stesura di un testo). Esse sono protagoniste di un “umanesimo quantitativo”, fanno parlare le informazioni e aiutano a portare a termine un compito: presentare i dati, confrontarli, organizzarli con l’aiuto di filtri, stabilire correlazioni fra di essi, ecc.

Le infografiche vivono della tensione e della ricerca di equilibrio fra due poli: forma e funzione, da cui il titolo del libro “L'arte funzionale”. La funzione non deve predominare sulla forma (le infografiche devono essere esteticamente gradevoli), ma nemmeno la forma deve predominare sulla funzione. Infatti, citando Stephen Few, Cairo afferma: “La bellezza può ... giocare a nostro sfavore attirando l'attenzione sulla grafica ... anziché sull'informazione che cerca di comunicare”. La forma dell’infografica è vincolata alla funzione della presentazione.

Come può questo assunto aiutare a realizzare infografiche efficaci? Cairo dedica la prima parte del libro a illustrare questo e altri principi, presentando in modo sintetico le tesi di autori che si sono occupati del tema o che comunque aiutano a illuminarlo:

  • Edward Tufte, Nigel Holmes e Otto Neurath
    • Secondo Tufte le infografiche devono essere incentrate su minimalismo ed efficienza, mentre Holmes, anche sulla scorta di Neurath, punta sulla coppia divertimento e funzionalità. Cairo presenta queste due teorie con l’intento di trovare una sintesi
  • Donald Norman
    • Professore di psicologia e scienze cognitive, esperto di ergonomia e design, nonché autore del bellissimo “La caffettiera del masochista. Psicopatologia degli oggetti quotidiani”, Norman sottolinea l’importanza che non solo l’utilità e l’usabilità, ma anche le emozioni hanno nel processo di apprendimento. Per certi versi Holmes e Norman ripropongono e fondano scientificamente la massima barocca dell’utile dulci (“Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci” [Orazio, Ars poetica, 343]. "Ha ottenuto consenso unanime chi ha mescolato l'utile al dolce", cioè "raggiunge la perfezione chi sa unire l'utile al dilettevole")
    • Norman è citato inoltre da Cairo per i suoi principi nell’ambito del design dell’interazione: l’affordance (cioè il fatto che l’elemento [per esempio un bottone] suggerisca all’utente il suo uso), il feedback dell'applicazione all'azione dell'utente, i vincoli (per esempio quello di disabilitare una funzione, quando  non è possibile usarla), l’uniformità (elementi uguali devono essere uniformi e trovarsi nella stessa posizione dell'interfaccia)
  • Psicologia della Gestalt (http://it.wikipedia.org/wiki/Psicologia_della_Gestalt)
    • Per illustrare il funzionamento della percezione, Cairo chiama in causa anche la teoria secondo cui la percezione si basa sul riconoscimenti di schemi: vicinanza (oggetti vicini sono riconosciuti come parte di un insieme), somiglianza (oggetti simili sono riconosciuti come parte di un insieme), connessione (oggetti collegati tramite linee riconosciuti come parte di un insieme. La connessione predomina sugli schemi di vicinanza e somiglianza), continuità (forme con contorni tondeggianti sono più facilmente riconoscibili), chiusura (inserire oggetti all’interno di un’area delimitata, li rende riconoscibili come parte di un insieme)
  • Cleveland e McGill
    • Cairo cita i due autori per la loro interessante classificazione dei metodi di codifica dei dati in base alla maggiore o minore accuratezza di valutazione che permettono. Per esempio, i grafici a barre / linee e quelli basati sull’intensità di colore si collocano ai vertici opposti della scala, consentendo rispettivamente il massimo e il minimo dell’accuratezza.

Oltre alla presentazione di questi principi, Cairo spiega come funziona la visione e qual è il suo legame con la percezione e con la comprensione razionale – aspetti importanti per realizzare infografiche efficaci, capaci di sfruttare a fini funzionali l’impatto visivo, cioè di attirare l'attenzione dell’utente sui contenuti rilevanti, secondo un ordine di priorità.

Cairo distingue fra percezione visiva di basso e di alto livello:

  • Percezione visiva di basso livello:
    • Istintivamente, siamo attratti dal movimento, dalle macchie di colore brillante, dal contrato cromatico, dalle forme desuete, dalla distinzione prospettiva fra primo piano e sfondo, e siamo in grado di raggruppare gli elementi in base ai principi della psicologia della Gestalt
    • Da qui il suggerimento, per esempio, di usare solo uno o due colori (uno neutro per gli elementi di sfondo e uno brillante per le evidenziazioni per evidenziazioni) e solo una o due font (piena e massiccia per i titoli, leggibile per i testi) per attirare l’attenzione sui contenuti rilevanti
  • Percezione visiva di alto livello:
    • Nella percezione visiva di alto livello entra in gioco non solo la visione, ma anche il riconoscimento e quindi la comprensione razionale dell’oggetto. Il riconoscimento di un oggetto avviene, quando convergono due direttrici: gli impulsi provenienti dagli occhi e quelli provenienti dalla memoria. Le direttrici si incontrano in base a vari modelli, fra loro complementari: il riconoscimento delle caratteristiche intrinseche (ecco il motivo per cui un volto è sempre riconoscibile in quanto tale, a patto che siano visibili, anche in modo stilizzato occhi, naso e bocca), dei componenti costitutivi e della configurazione d’insieme dell’oggetto
    • Da qui il suggerimento di usare fotografie per presentare un oggetto com’è, ma di ricorrere a illustrazioni per mostrarne il funzionamento. Dal momento che il nostro cervello soffre di un “collo di bottiglia attenzionale”, che ci permette di prestare attenzione a un solo aspetto per volta, le illustrazioni – che escludono informazioni non rilevanti – si prestano bene ad attirare l’attenzione sull’essenziale.

Dalla fondazione teorica, Cairo passa ai suggerimenti pratici per la realizzazione di infografiche.

Come per tutti gli altri strumenti, anche l’infografica va progettata intorno al suo destinatario, ai suoi bisogni informativi, alla sua conoscenza dell’argomento e alla sua familiarità con le forme grafiche.

Fondamentale è anche la struttura, l’information architecture (architettura delle informazioni) dell’infografica. E’ necessario individuare l’argomento principale e gli argomenti secondari, organizzando i contenuti in base a una gerarchia, a un ordine logico, favorevoli all’esplorazione dei dati e allo svolgimento del compito.

A supporto della progettazione Cairo propone la sua “ruota di visualizzazione”, una serie di direttrici contrapposte, considerando le quali è possibile realizzare, in base alle esigenze, infografiche più complesse e approfondite o più comprensibili e superficiali:

  • Astrazione e raffigurazione (realismo)
  • Funzionalità e decorazione (il consiglio è di usare solo elementi visivi funzionali alla comprensione dei dati)
  • Densità e leggerezza (quantità di dati in relazione allo spazio usato)
  • Multi- e unidimensionalità (presentazione ed esplorazione dei dati da diverse angolature)
  • Originalità e familiarità delle forme di rappresentazione dei dati (più la forma grafica è desueta, più è necessario inserire ridondanza per facilitarne la comprensione)
  • Novità e ridondanza (spiegare una sola volta più cose o spigare una sola cosa più volte.

Infine, Cairo insiste sulla necessità di progettare inforgrafiche non solo per la carta, ma anche interattive per il web e il mobile. Sulla scorta di Norma, egli espone i vari tipi di interazione fra utente e applicazione:

  • Istruzione e dialogo dell’utente con l’applicazione
  • Navigazione, manipolazione ed esplorazione dei contenuti attraverso tecniche si scorrimento e panning, zoom, apertura e chiusura di finestre di approfondimento, ricerca, filtro e riordino dei contenuti.

A corredo moltissimi esempi e una serie di interessanti interviste a professionisti del settore dell’infografica e della visualizzazione.

Autore: Petra Dal Santo


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